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Castello svevo di Bari

    

Stando a quanto tramandano le cronache antiche, prima dell'arrivo dei Normanni e delle reliquie di San Nicola, Bari era una città ricca, probabilmente la più grande e prospera della Puglia: era stata sede di gastaldi longobardi ed emiri musulmani, quindi capitale del thema di Longobardia (cioè dell'Italia meridionale) con i Bizantini, che la avevano fortemente rilanciata, ampliata, fortificata ed abbellita. Le sue mura urbane - aperte in corrispondenza della Porta Vecchia (ad occidente, nei pressi del castello) e della Porta Nuova (nella zona sud, poi spostata ad oriente in età angioina e aragonese, nei pressi dell'attuale piazza del Ferrarese) - si imponevano come un severo monito.
Il Castello Normanno-Svevo, edificio simbolo del capoluogo pugliese situato ai margini della città vecchia, è dunque una spettacolare testimonianza di costruzione medievale che offre ai turisti la possibilità di visitare una delle più interessanti fortificazioni della regione.
Reperti risalenti all'epoca romano-greca hanno indotto gli esperti a riallacciare l'esistenza della fortezza barese già ad epoche antiche. D'altronde nelle "Satire" di Orazio (I, 5, 96-97) e negli "Annali"di Tacito (XVI, 2, 7-9) si accenna all'esistenza, nell'antica Barium, di un luogo fortificato la cui collocazione potrebbe coincidere con una parte del castello attuale o, molto più probabilmente, con il kastròn bizantino (Corte del Catapano-Basilica di S. Nicola).
Il nucleo originario, edificato da Ruggero il Normanno probabilmente nel 1131 e caratterizzato da impianto quadrangolare con torri quadrate agli spigoli, fu distrutto nel 1156 dagli stessi Baresi (che avevano indotto il re Guglielmo il Malo a radere al suolo l'intera città ad eccezione di alcuni luoghi di culto).
La rocca fu oggetto di ristrutturazione fra il 1233 e il 1240 quando Federico II di Svevia ne ordinò la riedificazione e il rafforzamento. Risalgono a questa fase il portale ogivale (lato ovest) con archivolto scolpito, il vestibolo voltato a crociera e la loggetta affacciata sul cortile, con capitelli di raffinata fattura firmati da Minerrus da Canosa, Melis da Stigliano e Ismael, e la Sala Sveva (lato nord).
Divenuto di proprietà di Ferdinando d'Aragona, fu poi da questi donato alla famiglia ducale degli Sforza: fra il 1501 e il 1549 Isabella d'Aragona e la figlia Bona Sforza stabilirono nel castello una raffinata corte rinascimentale e, per adeguarlo all'introduzione delle armi da fuoco, lo fortificarono con una cinta bastionata ed un ampio fossato. Bona Sforza, regina di Polonia, vi morì nel 1557.
In seguito la costruzione, ritornata sottoi re di Napoli, fu adibita a prigione e caserma.
Oggi il castello è sede della Soprintendenza per i Beni Ambientali Architettonici e storici per le province di Bari, BAT e Foggia ed al suo interno ospita la Gipsoteca.
Alcune sale accolgono mostre temporanee ed eventi culturali, mentre altre ospitano una Sala Multimediale dove è possibile assistere alla proiezione di un filmato sulla storia del Castello Svevo di Bari, in lingua italiana, inglese, francese e tedesca.
Si possono visitare, inoltre, scavi archeologici di epoca bizantina, normanna e svevo-angioina.
Al castello si accede dal lato sud, varcando il ponte in pietra sull'antico fossato che corre lungo tre lati, ad eccezione della fascia settentrionale, un tempo bagnata dal mare. Oltre il fossato c'è la cinta di difesa, di epoca aragonese, munita di grandi bastioni angolari a lancia, e le numerose torri che caratterizzano la struttura quadrangolare (la torre dei Minorenni, la torre del Monaco, la torre del Vento e la torre del Semaforo). All'entrata nel cortile vi sono i baluardi cinquecenteschi ed il mastio svevo.

Indirizzo: Piazza Federico II di Svevia, 2
Apertura al pubblico: Tutti i giorni, escluso il mercoledì
Orario: dalle ore 08.30 alle 19.30
La biglietteria chiude 30 minuti prima della chiusura
Costo del biglietto: Intero 2,00 euro
                               Ridotto 1,00 euro (dai 18 ai 25 anni)
                               Gratuito fino a 18 anni e oltre i 65 anni.
Non sono previste rifuzioni per gruppi.